Scrivo questo articolo sull’onda dell’emozione. Lo scorso sabato 24 agosto 2019 ero a Denver, in Colorado, ad assistere alla finale dei Campionati Mondiali di Public Speaking.
Un’emozione indescrivibile che mi ha ricordato quella che ho vissuto lo scorso anno a Chicago. Trovi il mio articolo qui.
Dopo una bellissima giornata trascorsa al Rocky Mountain National Park,
eccomi seduta in platea, tra circa duemila persone, ad assistere allo “scontro” tra sei titani del Public Speaking!
Ma veniamo subito al vincitore.
Aaron Beverly, trentunenne di Philadelphia, con il suo speech “An unbelievable story”, lo scorso sabato 24 agosto 2019 a Denver (Colorado), ha conseguito il titolo di Campione Mondiale di Public Speaking 2019.
Con il suo grande senso dell’umorismo, le sue eloquenti espressioni facciali, l’uso magistrale della voce e la sua disinvoltura ci ha conquistati sin dai primissimi istanti.
Aaron già nel 2016 era salito sul podio, classificandosi secondo a livello mondiale. Gli era rimasto un po’ di amaro in bocca, così ha dichiarato in una intervista. Sentiva di non aver dato il massimo di sé. Sentiva di essersi focalizzato più sulla performance che sul messaggio. Ed ecco che quest’anno si è preso la sua rivincita con se stesso, conquistandosi il titolo di Campione Mondiale.
Questa volta il suo focus era davvero sul messaggio da trasmettere al pubblico, non sulla performance. Questa volta Aaron era davvero più connesso a noi e meno focalizzato su se stesso e la tecnica oratoria. E questo fa sempre un’enorme differenza.
Dopo la gara, non ho resistito e ho chiesto ad Aaron da cosa avesse tratto ispirazione nella preparazione del suo speech. Da un episodio di vita personale, mi ha risposto.
La mia analisi dello speech di Aaron Beverly, Campione Mondiale di Public Speaking 2019
E’ stato un gioco fatto al matrimonio di due suoi amici in India a dare ad Aaron l’ispirazione per il suo discorso. Nei matrimoni indiani c’è il rito di fare un gioco con le scarpe dello sposo. Ad Aaron viene dato il compito di proteggere le scarpe dello sposo dalle damigelle.
Ma Aaron non prende questo gioco come un semplice gioco, bensì come una vera e propria missione. Lo dice lui stesso più volte nel suo speech: “When I have a mission, I take it very seriously” (= “Quando ho una missione, la prendo molto seriamente”).
Il cuore pulsante che anima gran parte dello speech è proprio questa ESAGERAZIONE. E’ dall’esagerazione che scaturisce gran parte dell’umorismo presente nello speech.
Esagerazione che si rispecchia anche nell’uso della voce “No!” (minuto 2:30), “Never” (minuto 5:15) e nell’uso del corpo, in particolare quando Aaron rimane qualche istante piegato su se stesso nel tentativo di proteggere le scarpe dello sposo (minuto 3:43).
Indubbiamente l’umorismo la fa da padrone in questo speech. Ma non è solo l’umorismo il punto di forza del discorso di Aaron. Degna di lode è anche la sua capacità di interagire col pubblico, ad esempio quando chiede conferma della bellezza del suo abito (minuto 0:49) e nella conclusione (minuto 6:49) quando ci chiede se siamo capaci di andare al di là delle differenze razziali e culturali. Dopo le domande al pubblico Aaron si prende qualche secondo di pausa, tempo utilissimo per permettere al pubblico di assimilare e rispondere.
Aaron in quel matrimonio in India si è sentito a casa. Nonostante fosse l’unico nero tra tanti bianchi e tanti indiani.
Uno speech apparentemente leggero, comico e divertente. Dal ritmo che trascina e non lascia spazio a distrazioni. Uno speech raccontato con leggerezza, spontaneità e tanta dinamicità vocale e fisica. Ma non dobbiamo certo fermarci alle apparenze.
L’umorismo di Aaron non è fine se stesso, bensì rappresenta un mezzo per farci riflettere sul modo in cui ciascuno di noi si approccia a una cultura diversa dalla propria. E qui arriviamo alla conclusione dello speech.
Dal minuto 6:05 in poi, il tono della voce di Aaron cambia, diventa più serio e assertivo. Quello che rende questa storia indescrivibile non sono le scarpe o il gioco in sé, ma il come i suoi amici l’abbiano coinvolto e fatto sentire parte della loro famiglia, nonostante lui fosse l’unico invitato di colore.
Aaron tocca i nostri cuori e ci chiede se anche noi siamo capaci di andare al di là delle differenze culturali. Se anche noi siamo consapevoli che la sua non dovrebbe essere una storia incredibile, bensì una storia di tutti i giorni.
Splendido l’appello finale al pubblico: “Open your culture, open your mind, open your heart to people who are different from you. Show the world that except this, despite difference is not an unbelievable story. This is your mission. Take it very seriously” (= “Aprite le vostre menti e i vostri cuori a persone che sono diverse da voi. Mostrate al mondo che nonostante le differenze, questa non è una storia incredibile. Questa è la vostra missione. Prendetela molto seriamente.”)
Fermiamoci ora un attimo proprio su questa ultimissima frase. “This is your mission. Take it very seriously” (= “Questa è la vostra missione, prendetela molto seriamente”).
Il tono col quale Aaron dice “This is your mission” è molto serio e profondo. Poi Aaron fa una pausa per dare importanza a quello che ha appena detto e a quello che sta per dire e aggiunge “Take it very seriously”. Un capolavoro della retorica, un invito all’azione che si integra perfettamente nell’intero speech. I ruoli si sono invertiti. Finora è stato lui a prendere molto seriamente la sua missione di proteggere le scarpe dello sposo, ora è lui a chiederci di prendere molto sul serio la missione di aprire le nostre menti e i nostri cuori a culture diverse dalla nostra. Fino a un minuto prima Aaron ci faceva ridere e ci intratteneva con la sua storia, ora è serio e ci fa riflettere profondamente sul significato di quella storia.
Ed è anche questa capacità a rendere uno speaker eccellente. L’abilità di portare il pubblico a vivere diverse emozioni, anche in pochi minuti. Insieme all’abilità di trasmettere messaggi importanti in modalità non scontate, non didascaliche, non noiose, bensì vive, originali e personali.
Qualche riflessione personale…
Certamente Aaron col suo speech ha osato molto. Dichiarando la morale della storia e dunque il messaggio del suo speech solo dal minuto 6:05, ha rischiato che il pubblico pensasse: “Ok, ma cosa c’è per me? Dove vuole andare a parare Aaron?”
Se non sei ancora uno speaker abile come Aaron nell’intrattenere il pubblico, ti sconsiglio di fare come ha fatto lui. Meglio dichiarare sin da subito il tuo intento.
Ad esempio, in apertura, Aaron avrebbe potuto dire così: “Giugno 2018, sono in India al matrimonio di due amici. Vi siete mai sentiti davvero accolti? Ecco, così mi sono sentito io lì, nonostante fosse l’unico di colore.”
Puoi dichiarare il tuo intento alla fine dello speech, come ha fatto Aaron, solo se sei certo di riuscire a tenere il pubblico totalmente incantato e coinvolto come ha fatto lui, grazie all’uso magistrale dell’umorismo, delle pause, della voce e del linguaggio del corpo.
Infine, ho apprezzato molto l’idea di ripetere più volte la frase chiave dello speech: “When I have a mission I take it very seriously”. La ripetizione ha contribuito a caratterizzare in modo sempre più forte il personaggio di Aaron, amplificando così il potenziale umoristico del discorso.
E ora è arrivato il momento di vedere Aaron Beverly in azione, proprio nell’abito che indossò al matrimonio indiano dei suoi amici. Sei curioso?!
Complimenti anche alla texana Luisa Montalvo che col suo speech “First Impressions” si è classificata seconda.
E all’australiano Kwong Yue Yang che col suo speech “Less and more” si è classificato terzo.
Sì, so benissimo a cosa stai pensando…
Probabilmente ora ti starai chiedendo: ma cosa c’entra un discorso di questo tipo col Public Speaking che serve a me come imprenditore? C’entra, eccome se c’entra.
Non importa ciò di cui stai parlando. Al di là del tema che tratti o dell’obiettivo del tuo speech, qualunque sia il tuo settore di business, devi essere in grado di:
- intrattenere le persone mentre parli, ad esempio raccontando storie o aneddoti di vita personale
- sorprendere il tuo pubblico con delle metafore (Aaron ha scelto di dire, ad esempio: “I feel like a black James Bond”)
- usare bene la voce, ricordandoti che quando parli in modo monotono rischi di annoiare il pubblico
- interagire col pubblico, ad esempio facendo domande
- usare bene il linguaggio del corpo, a partire dal contatto visivo
- usare l’umorismo per alleggerire le tue presentazioni
- gestire bene le tue emozioni, connettendoti davvero alle persone a cui parli
In un mondo come quello di oggi, sommerso nel cosiddetto “content continuum” (= flusso continuo di contenuti e informazioni), per emergere non ti basta più essere un bravo comunicatore. Devi eccellere nel modo in cui presenti dal vivo e in video. Per eccellere devi essere in grado di costruire e presentare discorsi che incantano. Ma attenzione, hai un compito in più rispetto ad Aaron. Quando vuoi fare business grazie al Public Speaking, devi seguire tutte e tre le fasi del Metodo Parlare Chiaro® , non solo la seconda e la terza come ha fatto Aaron. Devi partire sempre dalla strategia. Altrimenti rischierai di parlare a vuoto.
Per aumentare le tue possibilità di visibilità, posizionamento e valore, devi insomma, essere in grado di incantare il tuo pubblico, con uno speech tagliato su misura per lui, ben strutturato e sublimemente presentato.
Mi raccomando, questa è la tua missione, prendila molto seriamente!
Sono pronta a supportarti!
Vuoi portare il tuo Public Speaking al livello successivo?
A prestissimo,
Chiara
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