Chiamala deformazione professionale o come preferisci, la verità è che non riesco ad ascoltare nessuno speaker senza analizzare le sue tecniche (o non tecniche) di public speaking.
Fu così che al Seo&Love dello scorso 17 febbraio a Verona, mi sono seduta nel pubblico nelle vesti di agente segreto della SSO.
Forse ti sorprenderà, ma così come esiste la SEO, Search Engine Optimisation, la disciplina che insegna a noi professionisti come farci trovare online dai nostri potenziali clienti parlando la loro lingua, esiste anche la SSO: la Speaking Strategy Optimization.
Oltre che di public speaking, sono molto appassionata anche di strategie digitali. Mi spiego: mi piace conoscere il mondo digitale come mezzo per trasmettere il mio valore e allo stesso tempo mi piace studiarlo perché trovo tantissime analogie tra la comunicazione digitale e il public speaking.
Parlare in pubblico senza la conoscenza delle tecniche della SSO equivale a scrivere un bellissimo contenuto per il web non curandosi della SEO.
La domanda è: vogliamo davvero trasmettere il nostro valore a più persone possibili? Se sì, dobbiamo avere tutti l’umiltà di fare un passo indietro: chi per riconoscere il valore dei professionisti digital, chi per riconoscere il valore dei coach di public speaking.
Ma vediamo come, dal mio punto di vista, quello dell’agente SSO, se la sono cavata gli speaker dell’ultima edizione del SEO&Love.
Innanzitutto, complimenti al grandissimo Salvatore Russo che ha usato la bellissima metafora amorosa della coppia SEO e content. “Scrivere contenuti per altri è un atto d’amore verso se stessi e gli altri” ha detto Salvatore, aggiungendo che “Bisogna trovare il giusto equilibrio tra i due elementi”.
Lo stesso vale nel public speaking. Per arrivare al nostro pubblico dobbiamo trasmettere i nostri contenuti in modo tecnico e al contempo emozionale. Troppa tecnica ci rende speaker non autentici. La mancanza di tecnica ci rende speaker improvvisati e ci fa parlare a vuoto, o quasi.
Le tre keyword dell’evento: comunicare, coinvolgere e convertire non valgono solo nel web marketing, ma anche quando parliamo in pubblico.
Quanto meglio comunichiamo, consapevoli di quali sono le strategie di public speaking più efficaci per ciò che dobbiamo trasmettere, tanto più il pubblico si sentirà coinvolto. Non solo sul web dobbiamo cercare di creare engagement con i nostri followers! Dobbiamo fare altrettanto dal vivo. Solo così potremo convertire semplici ascoltatori in leads.
Bellissima l’idea di Graziano Giacani che, spiegando la differenza tra creatività e fantasia, ha portato sul palco la valigia dei contenuti del Seo&Love. Nel public speaking, così come nel teatro, l’oggetto che lo speaker porta sul palco si chiama prop. Attenzione, il prop non è un oggetto qualsiasi, come ad esempio una penna, gli occhiali o un foglio. Questi sono oggetti che spesso gli speaker usano a loro discapito come coperta di Linus, per smaltire la tensione. Un prop è un oggetto che dà al discorso o alla presentazione un valore aggiunto, rafforzandone il messaggio proprio perché conferisce ad esso una consistenza materiale.
Efficace l’idea di Sonia Milan di usare la bellissima citazione di Nicola Carmignani per farci capire l’essenza dello storytelling “Domenica è il vassoietto di paste incartato trasportato tenendolo per il filo”.
Usare citazioni di personaggi illustri è molto utile quando si parla in pubblico per due motivi: per dare autorità allo speaker oppure, come nel caso di Sonia, per dare un magico tocco di emozionalità al proprio speech.
Veniamo ad Aranzulla. Non me lo aspettavo così giovane e neppure così alla mano. Ammetto, appena ho visto le due poltrone sul palco mi sono spaventata. “Mai parlare in pubblico da seduti! Mai e poi mai!”. Sì perché nel public speaking l’uso del palcoscenico è fondamentale per coinvolgere il pubblico e per “posizionare” (tecnicamente “ancorare”) i singoli contenuti in specifiche zone del palco. Eppure già nei primi tre secondi Aranzulla mi ha conquistata. Per cosa? Per la sua autenticità.
Un bravo speaker è prima di tutto uno speaker autentico, che parla da cuore a cuore. Aranzulla ha avuto l’umiltà di mostrarsi nella sua vulnerabilità, sia quando ci ha detto che nel 2002 ha abbracciato piangendo il suo pc come se fosse il suo innamorato, sia quando ci ha svelato di essere molto timido e a disagio sotto i riflettori.
Bellissima l’idea di Salvatore Russo di chiedere ad Aranzulla “Ci dai tre consigli per chi vuole diventare Aranzulla domani?” e “Ci dici tre caratteristiche che definiscono il tuo stile?”.
Nel public speaking è importante ricordarsi che la mente umana difficilmente ricorda a lungo termine più di tre punti. Ecco perché ho apprezzato molto che Salvatore abbia chiesto ad Aranzulla di citare tre punti per ogni domanda e non di più. Il pubblico non va mai “inondato” di troppe informazioni!
Ho trovato strepitosa l’idea di Alessio Beltrami che, ammetto, è stato uno dei miei speaker preferiti, di raccontare il content marketing attraverso la lettura de “Il Principe” di Machiavelli. Alessio è stato l’esempio perfetto di come la nostra creatività non abbia limiti, anche nel public speaking.
Quando prepariamo una presentazione, dopo aver analizzato a fondo l’audience e le sue possibili obiezioni, dopo aver messo bene a fuoco qual è il messaggio che vogliamo trasmettere e individuato i contenuti che vogliamo illustrare, dobbiamo sempre chiederci “Come posso trasmettere in modo originale ed emozionale i miei contenuti?”. Quella di fare riferimento a un libro famoso è un esempio e non è certamente l’unica tecnica. Anche lo storytelling ben fatto, con caratterizzazione dei personaggi e dialoghi, puoi aiutarci parecchio, ad esempio, a rendere più originali e coinvolgenti i nostri speech.
Ok, lo so a cosa stai pensando. “Ma tu, Chiara, coach e trainer di public speaking, possibile che non hai trovato punti di miglioramento in tutto l’evento?”
Certo, li ho trovati. Ci sono sempre margini di miglioramento, per tutti. E meno male! Altrimenti non avremmo spazio di crescita!
Per questo, dopo averti spiegato perché certe strategie di public speaking sono state efficaci al SEO&Love 2017, riporto qui di seguito alcuni spunti di miglioramento:
- Incipit poco accattivanti, come “Buongiorno a tutti, sono XY”. L’incipit in un discorso è fondamentale quanto le prime righe di un post sui social o di un articolo sul blog: deve catturare da subito l’attenzione!
- Conclusioni poco efficaci, come “E niente, questo è tutto”, oppure “Ho finito”. La conclusione è un momento topico del discorso e va costruita con estrema cura, deve essere potente, memorabile e rafforzare il messaggio che si vuole trasmettere;
- Molto metaspeech, cioè “discorso sul discorso”, ad esempio “Oggi vi parlerò di…”, “Dopo ve lo spiegherò …”, “Dopo ci ritorneremo”, …Tutte parole che non fanno altro che disorientare il pubblico;
- Slide molto verbose, scritte senza tener conto del fatto che power point non è word. Le slide devono contenere immagini emozionali o grafici, mai intere frasi o, peggio ancora, paragrafi e bullet points;
- Tenere oggetti, che non siano prop, in mano mentre si parla. Gli oggetti distraggono il pubblico e fanno capire che sei agitato, insicuro. In una parola, ti tolgono autorevolezza;
- Parlare in modo monocorde, senza varietà vocale e a volte anche troppo in fretta. L’uso della voce è fondamentale per mantenere alta l’attenzione del pubblico e per conferire emozionalità ai tuoi contenuti.
Se sei curioso di capire come puoi rafforzare il tuo personal branding anche grazie a strategie di public speaking?
Ci vediamo al Seo&Love 2018! 🙂
Vuoi migliorare il tuo Public Speaking e il tuo Video Public Speaking?
A prestissimo!
Chiara
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